martedì 24 marzo 2015

La bellezza in una Mamma



Lo so, l’8 marzo è già passato e non sono propriamente sul pezzo. Ma concedetemi comunque questi pensieri.
Non voglio fare l’apoteosi di qualche personaggio femminile, non ho preparazione filologica a sufficienza; non voglio nemmeno raccontare quante siano le donne che nel mondo ancora si battono per diritti che in occidente sono ormai ovvi. Non sono qui a dirvi che la festa della donna dovrebbe essere celebrata ogni santo giorno.
Quello che volevo scrivere ha a che fare con quanto di più sacro probabilmente possediamo in questa vita: il nostro corpo.
Ho una figlia femmina. E, anche se è ancora piccola, ogni tanto mi pongo il problema: come posso educarla ad amare il proprio corpo?
Visto che la cosa oramai è davvero molto difficile.
E’ forse un’ovvietà parlare dei modelli di corpo femminile che i media visivi propongono, pensare alle problematiche legate ai disturbi alimentari (che in verità non riguardano solo le femmine), ricordare riviste più o meno trash che a caratteri cubitali propongono diete del minestrone, dell’ananas e cosi via (ma sull’argomento educazione alimentare mi piacerebbe prima o poi fare un post a sé). Non da ultimo, ricordiamo i giocattoli che vengono proposti alle bambine (ed anche sui giocattoli mi piacerebbe trattare in un post dedicato), quei giochi che fanno rimpiangere le Barbie dei miei tempi, che a confronto sembrano pingui matrone: bratz con teste gigantesche e corpi così magri che – giustamente – hanno difficoltà a tenersi in piedi, winx emaciate e parruccate, vampire che hanno aspetti devastati da qualche droga pesante.
E in tutto questo bel panorama cosi poco vero, mi chiedo: come educherò mia figlia ad amare e rispettare la sua immagine? Il suo corpo, il suo tempio sacro che ho amato dal primo istante in cui i nostri calori si sono conosciuti?
Accetto consigli! J
Vorrei raccontarle una storia. Una storia vera. Una storia molto sciocca probabilmente. Ma è la storia da cui nasce questo post.
Frequento una piscina. Le docce sono aperte. Tutte ci vediamo, ma ovviamente nessuno si mette a scrutare l’altra. Diciamo che i nostri occhi passano veloci e leggeri da un corpo all’altro, in punta di sguardo, più a misurare lo spazio a disposizione che ad osservare, per trovare uno spazio libero e non per profanare l’intimità altrui.
Una mattina vicino a me ci sono due ragazze che parlano. Parlano dei loro difetti fisici, della loro cellulite, della volontà e dei sacrifici che intendono fare per mandarla via; parlano di una loro amica, di quanto da quando è diventata mamma di un bimbo di 5 mesi non si faccia più vedere e di come sia cambiato il suo corpo. Una confida un velato desiderio di maternità, ma ci ripensa subito, immaginando gli effetti degenerativi che avrebbe avuto sul suo corpo. Io non giudico. Ma sono lì ed anche se non mi hanno coinvolto nella conversazione non posso certo spegnere il nervo acustico.
Prendo questa immagine e la porto con me a casa.
La settimana successiva vado al corso di acquaticità con la mia Pappotta. All’uscita orde di mamme e figli a fare le docce.
E con la discrezione della settimana precedente il mio sguardo vola sopra il corpo delle mamme presenti per trovare la nostra collocazione nella stanza.
E penso. Penso a quanto i nostri corpi in realtà siano assolutamente perfetti. Ad essere imperfetti sono quelli dei modelli che ci mostrano. I corpi delle donne che crescono, allontanandosi dalle forme piatte ed asciutte dell’adolescenza (adolescenza signore!), ed alcuni cambiano perché sono diventati corpi di mamme che hanno portato dentro al loro corpo un figlio.
E vorrei tanto insegnare a Pappotta la perfezione della natura che fornisce alla donna un corpo che può dilatarsi, nei suoi organi, nella pelle, per fare spazio alla vita; vorrei insegnarle che un seno cadente può esserlo perché in passato è stato ricolmo del latte che nutre.
Avrei voluto fotografare le rotondità perfette delle mamme che erano lì con me – e nella mia mente l’ho fatto – affinché potessero cogliere la loro morbida bellezza. Di un corpo che mai sarà come quello che avevano prima di diventare madri. Perché il loro corpo ha conosciuto la pienezza dell’accoglienza, la pazienza della sopportazione di un peso non sempre facile da portare in giro, la sapienza e l’incoscienza del parto.
Vorrei che Pappotta capisse tutto questo un giorno.
Che la donna non ha bisogno di raggiungere degli standard per essere Bella.
Che non è la donna a dover raggiungere la Bellezza, perché la Bellezza E’ GIA’ Donna.

mercoledì 25 febbraio 2015


Come back

Pomeriggio. Il marito che rientra presto. Io che esco. Ed entro in biblioteca. Ed ho con me il computer. Oh… quanto tempo! Quanto tempo! Quanto tempo.
Il suono delle mia dita che batte sulla tastiera sembra avere un volume altissimo. Non entravo in un’aula studio da anni. Oh… quanto silenzio! Che strano il silenzio. Avevo quasi dimenticato il suo suono. Dolce ticchettio delle mie dita sulla tastiera. Assordante. Mi sembra di disturbare tutti qua intorno con i miei pensieri che ritornano. Oh che dolce naufragar di nuovo in questo mare!


mercoledì 10 luglio 2013

Pezzi di Cuore

Ogni donna, ed ogni uomo di riflesso, lo sa: la vita fisica e psicologica di una donna ha una meravigliosa ciclicità, che rende l'esistenza incerta e oscillante, gli equilibri non statici e più interessanti. 
Sembra che tutto passi attraverso un magico numero: il 3.
Come dei frattali che prendono vita gli uno dagli altri, somigliandosi eppur differenziandosi.
Tre le fasi macro della vita di una donna abbiamo l'innocenza, la fertilità, la menopausa.
Tre fasi del ciclo mestruale: preovulatorio-ovulatorio-post ovulatorio.
Tre le fasi della gravidanza: primo-secondo-terzo trimestre; durante il parto, come ad uno specchio, il rimando durante il travaglio alle tre fasi dell'endogestazione:prodromi-travaglio-spinta.
Ed eccomi al punto su cui mi sento di riflettere adesso, l'esogestazione. Perché anche qui secondo me c'è di nuovo nel primo anno di vita del bambino una ciclicità che tanto ricorda le precedenti: la simbiosi, la coscienza delle proprie potenzialità, il distacco.
Mi trovo a vivere questa ultima fase. Pappotta si sta preparando a lasciare le nostre mani ed a camminare da sola.
Mi perdo a ripensare ai giorni che hanno preceduto il nostro parto ed al parto stesso, a quanto sia stato bello. A quanto non cambierei una virgola di tutto quello che è accaduto e che ha portato questa splendida bambina ad essere quello che è.
È proprio vero, i figli sono pezzi di cuore. Ma pezzi che decidiamo di perdere per sempre, pezzi che doniamo al mondo senza possederli più. Bello pensare che ci sia un pezzo del mio cuore che ha intrapreso una nuova strada, tutta Sua.

lunedì 1 luglio 2013

Pugno di ferro!

Pappotta come tutti i bimbi sfama la sua insaziabile curiosità intrufolandosi ovunque; non conosce il pericolo, ma noi siamo qui per guidarla. Per proibirle le cose? No, mi sentirei di dire! Per insegnarle i pericoli si però, per aiutarla a capire che si riflette su quello che si fa. 
Non abbiamo tolto i "pericoli" intorno a Pappotta: il videoregistratore, i soprammobili, le piante..Pappotta può avere a disposizione una vasta gamma di oggetti e situazioni davanti alle quali i suoi genitori non le dicono "no!", ma le spiegano "perché no".
È molto faticoso, ci vuole una buona dose di pazienza. Ma sono sicura che il lavoro a lungo termine ripagherà. Per non parlare del fatto che la bimba potrà generalizzare quei "perché no" anche in ambienti nuovi e sconosciuti e non solo nella sua quotidianità.
Ci siamo sentiti dire che "non abbiamo pugno di ferro"..beh, questa cosa mi solleva, mi rende davvero felice.
Non vedo a cosa serva un pugno di ferro quando con una persona (anche se piccola) si può avere un cuore d'oro.
Non vedo a cosa serva domare quando si può insegnare la libertà.


venerdì 28 giugno 2013

Mamma fai AAAMMMM!

Tante soddisfazioni ci sta dando l'autosvezzamento, Pappotta mangia da sola cio che vuole, se ne vuole e quanto ne vuole. Sporcandosi ovviamente, sporcando e a volte sporcandoci, ma un quarto d'ora di pulizie non sono certo un dramma se questo serve ad insegnarle l'autonomia ed il rispetto per gli altri.
Pappotta conosce gli alimenti, li discrimina e mangia ciò che le va, ciò di cui ha bisogno.
Ma c'è una cosa che più di tutte ci diverte: Pappotta non vuole quasi mai essere imboccata, ma ogni tanto è lei a volerci imboccare! Prende il pezzetino di cibo che ha nel piatto, avvicina la mano verso mamma o babbo e poi vuole che spalanchiamo la bocca mentre lei fa cadere dalle dita cicce quel pezzettino di cibo. E' un gioco davvero carino! Deve piacerle vederci spalancare le nostre grandi bocche e sentirci dire: aaaaammmmm! Vedeste quanto ride!

Mamma girello e altre storie

Pappotta ha cominciato ad alzarsi ed ha cominciato a voler fare i suoi primi passi.
Sono molto soddisfatta di aver aspettato lei, senza fretta, senza voler precorrere i tempi o anticipare le sue necessità. Un conto è muoversi in quella che Vygotsky chiama "zona di sviluppo prosimale", un conto è voler far fare ai bambini cose per cui non sempre sono già pronti. Ecco perché è importante il ruolo del genitore che meglio di chiunque altro conosce il proprio figlio.
Da molti anni ormai è sconsigliato l'uso del girello, quanto mai dannoso per la postura e la propriocezione (il bambino infatti non riesce a vedersi i piedi, si muove appoggiando solo le punte e facendo pressione sull'anca), pensate che in Canada ne è vietata la vendita!
Ma c'è una cosa che io e Pappotta facciamo e che ci fa divertire tantissimo: mamma girello!
Per aiutarla a mettersi in piedi mi metto a quattro zampe e poi mi abbasso, come fanno i cammelli! Mi metto in questa posizione yoga e mentre la bimba si organizza per alzarsi io ne approfitto per fare qualche secondo di stretching :) Poi, mani sulle spalle e si comincia: lei cammina ed io seduta a gambe larghe comincio a muovermi usando anche e glutei: una bella ginnastica anche per me! E' un gioco davvero divertente!
Lo scorso anno, quando ancora Pappotta sguazzava nelle acque tiepide del mio grembo, al mare con mio marito osservammo un signore di colore che montava i banchi in cui la sera avrebbe venduto la sua merce; intorno a lui correvano due deliziosi e vivaci bambini che avranno avuto cinque o sei anni. Ad un certo punto il signore si sdraia e i bambini gli corrono incontro, gli si buttano addosso e cominciano a giocare.
Il corpo, sempre più sconosciuto nella nostra cultura. Cerchiamo miriadi di oggetti per frapporli tra noi e nostro figlio, giochi, passeggini, carrozzine... eppure a loro basterebbe il nostro corpo. Cosa c'è per loro di più tiepido, profumato e familiare?
Teniamoceli stretti, giochiamo con loro, rotoliamo, torniamo anche noi bambini, sporchiamoci con il cibo, tocchiamoci, diamo ai nostri figli la possibilità di sperimentare e osservare i nostri grandi corpi che incoraggiano i loro alla scoperta del mondo.

mercoledì 5 giugno 2013

A tavola tutti insieme

Certamente a tavola vanno seguite delle regole, per poter mangiare tutti tranquillamente e serenamente.
Ma nel cominciare con l'alimentazione complementare forse vale la pena sospendere le aspettative sulle buone maniere e permettere al nostro bimbo di fare una cosa che fanno tutti i cuccioli di animali per imparare: giocare!
Ogni bambino poi ha le sue preferenze e stando insieme a vostro figlio non tarderete a conoscerle: ci sono bambini a cui piace essere imboccati, altri che vogliono fare da soli (Pappotta appartiene a questa categoria)... e all'inizio ovviamente si usano le mani! All'inizio tutte quante insieme e lentamente poi la presa a pinza. Tutto ciò ha una necessaria premessa, dovete lasciare che vostro figlio si sporchi, pasticci, tiri la roba... cucina come un campo di battaglia alla fine dei pasti e molte lavatrici da fare, ma vedrete che grandi soddisfazioni!
Pappotta è  sempre stata seduta a tavola insieme a noi, senza quel tavolino di fronte al seggiolone e accostata direttamente al tavolo; grosso grembiule e via! Talvolta vuole essere presa in collo per mangiare anche direttamente dal nostro piatto o bere dal nostro bicchiere ed in questo non ci vedo niente di strano in questa fase.
Ovviamente si mangia tutti insieme e tv spenta per poter parlare, ridere e quant'altro.
Non comprendo onestamente la scelta di molti genitori di far mangiare prima il bambino, come se alimentarlo fosse una cosa da fare, un'operazione da vidimare... a volte mi chiedo se è una scelta oppure è qualcosa che si fa perché non si pensa che ci sia un modo diverso... Dar da magiare ad un figlio non può essere equiparato a pulire la casa o mettere benzina, non è una semplice operazione, ma un momento ed un modo per stare insieme.
Un'altra cosa che mi sento vivamente di sconsigliare è l'uso di pupazzi o canzoncine o distrazioni per farlo mangiare; il bambino deve mangiare se ha fame, deve imparare che l'alimentarsi è una sua scelta , un'operazione autodiretta... immaginatevi come vi sentireste se ci fosse un tizio che vi distraesse mentre un altro vi fa sentire la percezione che qualcosa arrivi nello stomaco... ma non si capisce né il perché né il come... agghiacciante non credete?
Forse non è un dramma se la quantità di cibo è minore ma è grande la consapevolezza di ciò che sta avvenendo.
Non so se ci sono anche connessioni tra disturbi alimentari e un tipo di alimentazione infantile per cosi dire passiva... chissà se qualcuno di voi ne è a conoscenza...
Mangiare meno quindi ma mangiare bene, divertendosi ed imparando!