mercoledì 5 giugno 2013

La mamma non è un vezzo

Vorrei proseguire sull'onda del post precedente per riflettere insieme a voi sul termine entrato ormai in uso: svezzamento.
Prevede che ci si debba allontanare da qualcosa (il latte materno) come se fosse un vizio, un male.
Come fa ad essere un male l'alimento che almeno nel primo anno di vita (ma l'OMS raccomanda almeno i primi due) è l'alimento principale e perfetto per un cucciolo di uomo?!
Non mi biasimerete se maliziosamente mi viene da pensare che il motivo sia alimentare gli interessi delle multinazionali produttrici di alimenti per l'infanzia piuttosto che i nostri figli.
Ma torniamo alla questione terminologica. Da quando si parla di autosvezzamento si parla di alimentazione complementare, a mio modo di vedere termine molto meno offensivo per il bambino e rispettoso dei suoi reali bisogni - affettivi ed alimentari. Complementare perché va ad affiancarsi all'allattamento, a completarlo.
E se fin'ora si è allattato a richiesta, perché non proseguire anche con l'alimentazione complementare a richiesta? Il bimbo sa benissimo comunicare il suo desiderio di mangiare ancora qualora ne senta il bisogno.
Pappotta, come ho già detto, ha scardinato molte delle mie convinzioni educative; vederla incuriosita davanti al nostro pesce al cartoccio, sentirle comunicare "ancora acqua" o "desidero tanto un po' di mela" ripaga dello shock di essersi accorti di aver sempre sbagliato fin'ora...

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